di Formentini Nicola
Questa mattina un gruppo cospicuo di studenti ha occupato la sede centrale del Liceo Canossa. La manifestazione è stata dichiarata dal Collettivo inviando un messaggio a tutti gli studenti venti minuti prima dell’inizio della protesta. Tuttora i manifestanti sono chiusi nell’edificio ed è incerto il loro numero. Da voci si intende una partecipazione di circa 150 studenti.
Una delle organizzatrici ci spiega le motivazioni che li hanno spinti a questa azione. In primo piano la decisione dell’attuale governo di introdurre il nuovo indirizzo “Made in Italy”, che andrebbe nella direzione di aziendalizzare la scuola e di creare degli studenti che siano preparati ad entrare subito nel mondo del lavoro e quindi del conseguente precariato: si perde l’idea, così, prosegue la studentessa, della scuola come formazione e istruzione. Inoltre, i dimostranti sottolineano la rivendicazione dell’esigenza di una educazione anatomo-sesso-affettiva e al consenso che abbia uno stampo “transfemminista” alla base e quindi riesca ad includere e formare dal punto di vista personale più ragazzi possibili. Tra gli altri punti compaiono la richiesta di migliorare la formazione relativa alla Carriera Alias che esiste al Canossa, ma non è molto conosciuta dagli insegnanti o affrontata con mentalità antiquata. Anche per quelli che sono i disturbi dell’apprendimento o disturbi alimentari i manifestanti rilevano lacune nella formazione degli insegnanti o un atteggiamento superficiale nell’affrontarli o prevenirli.
Alla domanda sulla carenza di informazione relativa all’organizzazione dell’occupazione una contestatrice risponde che “i professori erano stati informati delle tematiche durante un discorso al megafono tenuto davanti alla scuola. Per quanto riguarda invece le persone presenti all’interno della scuola tutti hanno avuto una formazione di base sulle tematiche, mentre l’organizzazione è stata gestita al meglio”. Chi organizza l’occupazione sostiene di essere consapevole della responsabilità delle proprie azioni. Per entrare, sottolineano i manifestanti, non sono state commesse effrazioni. L’intenzione non è quella di vandalizzare la scuola.
Abbiamo chiesto un commento al preside Daniele Cottafavi, il quale ritiene che “questa azione sia il metodo sbagliato per dire anche cose giuste”. Il Dirigente ritiene che la democrazia si basi sul rispetto dei diritti reciproci e questo non è un rispetto dei diritti reciproci. Inoltre ha aggiunto che la presidenza “è in ascolto delle motivazioni dei ragazzi che può condividere o non condividere, ma che è pronta a discutere sicuramente insieme”. Il preside conferma che “non c’è stato danneggiamento agli ambienti o alle attrezzature della scuola. All’interno il clima è assolutamente pacifico, quindi non c’è nessun problema di ordine pubblico. I ragazzi sono studenti con la testa sulle spalle e sanno come ci si comporta”.
Entrando più nello specifico dei temi trattati, per quanto riguarda il discorso dell’aziendalizzazione della scuola, il Preside pensa che non ci sia un problema reale. “Secondo il Ministero” prosegue Cottafavi “il Liceo Made in Italy può essere attivato oppure no. Il nostro istituto ha scelto, dopo approfondito confronto, di non attivarlo per ora, quindi stiamo andando in una direzione ancora non definita. Pur vero però che la scuola va nella direzione in cui lo Stato legittimamente la porta”. Il Dirigente sottolinea quindi la necessità del dialogo e del confronto, che non trova spazio nella modalità di protesta scelta dagli studenti. In merito alle conseguenze formali del gesto attutato, non può dare al momento una risposta precisa: si vedrà l’andamento dell’occupazione. Cottafavi sottolinea come a scuola ci siano numerosi strumenti per dialogare in serenità senza dover compiere atti di questo tipo: l’assemblea di istituto, il monte ore e le assemblee di classe.
Il vicepreside Paolo Fontanesi rimarca il diritto a manifestare o protestare. Tuttavia, ritiene che occupare una scuola non sia legittimo, perché, citando la legge, è interruzione di pubblico servizio che, in questo caso, però, non coinvolge tutti gli studenti iscritti. Quindi si lede il diritto di altri studenti a partecipare alle lezioni e manca il punto di vista della collettività. Secondo Fontanesi questo atto non è motivato nel nostro Istituto, dove il dialogo è sempre rimasto aperto e accolto, differentemente da altre scuole dove non è addirittura consentito. Questa protesta, aggiunge il vicepreside, soprattutto riguardo alle criticità del nuovo indirizzo del Made in Italy avrebbe dovuto essere presentata davanti all’Ufficio Territoriale del Ministero a Reggio, Bologna o Roma. In questa scuola fa poco rumore, se non a livello locale.
La maggior parte degli studenti ha scelto di rimanere fuori e non partecipare. Una parte, consapevole delle possibili conseguenze, non ha partecipato per non compromettere il proprio percorso scolastico. Altri, sebbene condividano le posizioni espresse dai manifestanti, lamentano di non essere stati coinvolti in modo chiaro e con tempistiche migliori. Alcuni non sono d’accordo con le tematiche dei dimostranti e non pensano che sia giusto interrompere le lezioni di più di mille studenti frequentanti. La maggior parte inoltre non era adeguatamente informata sulle problematiche poste dai ragazzi che protestano.
Tuttora l’occupazione è in corso. Il Collettivo informa che un’assemblea si è già svolta in mattinata, mentre una seconda, sempre aperta a tutti, si svolgerà nel pomeriggio. Pertanto, si saprà solo più tardi se l’occupazione proseguirà anche nei prossimi giorni.