Viaggio in un mondo antico

Visita didattica a Torino

di Linda Catellani, Valeria Copelli, Leonardo Monica, Riccardo Manfredi

Il 20 marzo 2024 noi della 3L ci siamo recati con la classe 5G in visita didattica a Torino per due giorni.

Il primo giorno abbiamo visitato il MUSLI: Museo della Scuola e del libro per l’infanzia; abbiamo partecipato infatti a un percorso dedicato sia alle Favole e alle Fiabe, che al tema del pop-up.

La vista è iniziata con introduzione al palazzo dove ci trovavamo ovvero l’edificio della fondazione Tancredi di Barolo.

I primi proprietari del palazzo Giulia e Carlo di Barolo hanno avuto un ruolo fondamentale nella fondazione dei primi asili e nel comprendere che il divertimento e il gioco promuovono l’apprendimento molto più delle punizioni corporali o delle umiliazioni tipiche della scuola dell’epoca. L’ incontro riguardava il ruolo del libro nell’ educazione ed è cominciato con la distinzione tra fiaba e favola.

La prima è caratterizzata dalla presenza della magia e si divide in classica, nata dalla tradizione popolare, e d’ autore, come Pinocchio scritta da Carlo Lorenzini sotto lo pseudonimo di Carlo Collodi. 

“Cenerentola” è la fiaba più antica ed è stata rinvenuta in Cina per la prima volta, anche se la sua origine risale all’ usanza di far sì che i piedi delle ragazze mantenessero una dimensione ridotta. I successivi scrittori di questa fiaba furono Basil a Napoli, Perrault in Francia e poi i fratelli Grimm in Germania.

La favola, invece, è una storia caratterizzata da una morale esplicita con protagonisti gli animali ed ha intento educativo; tuttavia è rivolta non, come si potrebbe pensare, ai bambini, ma piuttosto agli adulti. Un esempio è “La volpe e l’uva”. Poi ci è stata illustrata l’origine di alcune fiabe come La Bella Addormentata e come si sono evolute nel corso della storia. Ci siamo poi recati nel piano inferiore del museo dove è presente una vecchia cantina adibita a tipografia nel passato. Erano presenti alcuni macchinari impiegati per la stampa dei testi scritti; era presente inoltre una sala dedicata ai libri animati, come i libri pop-up o i flip-book.

Come secondo laboratorio ci è stata mostrata una classe dell‘800, in particolare le abitudini degli alunni a quel tempo, come la ricreazione, svolta sempre all’aperto, e l’obbligo del grembiule, volto a eliminare differenze sociali. Le classi erano divise per genere e in ogni aula era presente la cartina dell’Italia Unita, il crocifisso e il ritratto dei regnanti. La scuola apriva ad ottobre a causa del lavoro nei campi e l’orario scolastico iniziava la mattina e proseguiva fino al pomeriggio. I giorni di riposo erano giovedì e domenica: il giovedì era giorno dedicato ai bambini che potevano partecipare a varie attività come spettacoli di burattini, e acquistare il “Corriere dei piccoli”. Successivamente siamo arrivati in un’aula e ci siamo seduti nei banchi: essi risalgono alla fine dell’800 ed erano per tre persone, non potevano essere staccati come i nostri banchi ed avevano un buco per il calamaio. In quest’aula abbiamo potuto sperimentare diversi tipi di educazione nel corso della storia: il periodo che segue l’unità di Italia, l’epoca fascista e il post seconda guerra mondiale.

Nel primo periodo l’attore che impersonava l’insegnante è entrato e ci ha detto di chiamarlo “signor maestro”; successivamente ci ha domandato nome, cognome, scuola di provenienza e il lavoro di nostro padre e ha controllato la pulizia delle nostre mani. Abbiamo notato che il distacco tra alunni e maestri era molto forte e, dall’ultima domanda che ci è stata posta, abbiamo intuito che la classe sociale era tenuta molto più in considerazione rispetto ad ora.

Nell’epoca fascista il distacco era ancora più marcato e il professore ci ha fatto recitare una poesia che esalta la figura del duce e da ciò si evince che la sua persona era presente in molti aspetti della vita degli italiani dell’epoca.

Per ultima c’è stata una lezione nel periodo post seconda guerra mondiale e l’attore ha impersonato Alberto Manzi, docente e pedagogista degli anni ‘60, il quale ha contribuito a una maggiore alfabetizzazione di milioni di italiani attraverso il programma tv “Non è mai troppo tardi”.

Nel secondo giorno ci siamo recati al museo della RAI dove abbiamo potuto osservare lo sviluppo di radio, apparecchi, televisori e videocamere nel corso della storia.

Nel pomeriggio abbiamo visitato la Fondazione Cesare Pavese nella quale ci è stata illustrato il personaggio di Pavese e nella chiesa in cui è stato battezzato, ora sconsacrata, è presente una mostra “Pavese ospita Calvino” in cui sono presenti frammenti di scritti dei due autori.  Oltre al suo lavoro di scrittore, Pavese ha lavorato per Einaudi e ha curato una collana di libri chiamata “Collana Viola” che contiene studi etnologici, psicologici e religiosi.

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