di Valentina Vignali
“qualche anno fa ho deciso di tatuarmi una scritta importante sul collo che dice “It’s only one leg less” che tradotto sarebbe “E’ solo una gamba in meno”, l’ho fatto per tutte quelle persone che mi guardano e mi osservano in strada e pensano vedendomi che io sia un poverino, e così se gli capita un’occhiata dietro al collo capiscono che per me questo non è un problema, ma anzi un punto di forza dal quale trarre speranza e coraggio”
In occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, la nostra scuola ha avuto l’onore di ospitare Francesco Messori, giovane capitano della Nazionale di calcio amputati.
Durante la prima parte dell’incontro, tenutosi nella nostra palestra, il calciatore ci ha raccontato la sua storia, e cioè che fin da piccolo, pur essendo nato senza una gamba, aveva un sogno comune a molti ragazzi della sua età: diventare un grande calciatore. Ci ha spiegato poi che, incoraggiato dalla madre anch’essa ex giocatrice di calcio, ha iniziato fin da piccolo ad avere le prime esperienze con il pallone, dapprima utilizzando le protesi e svolgendo il ruolo di portiere e poi, una volta capito che la protesi lo faceva sentire “ancora più disabile di quanto non lo fossi senza”, iniziando ad utilizzare le stampelle e a schierarsi al centro del campo. Al tempo però le regole del CSI, Centro Sportivo Italiano, erano ben precise e vietavano l’ingresso in campo anche delle stampelle, ritenute pericolose per gli altri giocatori. Nel 2011, Massimo Achini, a capo del CSI, acconsentì a cambiare le regole e autorizzò Francesco a giocare con i normodotati nei campionati ufficiali. Tuttavia il suo principale sogno era quello di confrontarsi con ragazzi simili a lui, poiché non riusciva a capire quali fossero le sue vere capacità giocando con giovani normodotati,
Racconta per esempio che i compagni difficilmente gli passavano la palla e gli avversari erano sempre più clementi nei suoi confronti. Quindi, attraverso un gruppo Facebook e il supporto dei genitori, nel 2012 riuscì a reclutare un gruppo di ragazzi e a dare vita alla Nazionale Italiana di Calcio Amputati, ufficializzata poi dal Centro Sportivo Italiano.
Con gli anni questa squadra ha avuto l’opportunità di crescere e migliorare sempre di più, partecipando a mondiali ed europei. Messori racconta anche di due incontri molto importanti, quello con il Papa, insieme agli altri ragazzi della nazione di calcio amputati, al quale ha regalato la sua fascia da capitano, e quello con Messi, suo grandissimo idolo fin da bambino. Proprio in suo onore decise di tatuarsi la sua firma sull’avambraccio e di intitolare il suo libro “Mi chiamano Messi”.
Dopo aver concluso l’intervista Francesco insieme alle classi 4G e 4O ci ha mostrato alcuni tiri e palleggi con la partecipazione attiva di professori e ragazzi, per poi salutarci calorosamente.
In conclusione ricordiamo alcune significative frasi di Messori, rilasciate alla nostra scuola e durante le varie interviste nel corso degli anni:
“essere senza una gamba è diventato un vantaggio, un punto di forza, qualcosa per cui distinguermi dagli altri, dalla massa e distinguermi per ciò che ho fatto, per questo sono molto orgoglioso”
“nel momento in cui uno perde la gamba in un incidente dice, forse ancora prima di dire come faccio adesso, chi era appassionato di calcio diceva: “ma come faccio a giocare a calcio”, posso dire veramente che questa squadra ha fatto e sta facendo del bene a chi magari pensava che dopo l’incidente la sua vita fosse finita, e ha aiutato molte persone a vivere una seconda vita ”
“crescendo mi sono accorto della vera bellezza della mia condizione fisica… mi piace mostrarmi per quello che sono”