di Beretti Simone
Il “Senso del sacro” è un’attività didattica che si svolge ai Musei civici di Reggio Emilia, alla quale la mia classe ha aderito. Essendo noi in prima, il periodo trattato durante la visita ha riguardato lo sviluppo del pensiero spirituale dal Paleolitico all’età dei metalli.
Il concetto di sacro inizia a svilupparsi, infatti, già nel Paleolitico, durante il quale l’uomo, osservando i fenomeni naturali, si stupisce e si pone delle domande, attribuendone l’origine a forze ultraterrene legate alla natura stessa.
Nel corso del Neolitico l’idea di morte si evolve (sino ad allora era, infatti, considerata solamente come destinazione ultima della vita umana) e si plasma quindi una prima idea di vita ultraterrena: come testimoniato dalle numerose necropoli ad oggi scoperte risalenti a tale periodo, l’uomo inizia a praticare l’inumazione, ponendo la salma in posizione fetale nei tumuli insieme ad oggetti di vita quotidiana e a spighe di grano, simbolo di rinascita.
Tale concetto di rinascita dalla terra è legato alla potenza creatrice ad essa attribuita a partire dalla rivoluzione agricola, che ha permesso all’uomo di scoprire e sfruttare la fertilità del suolo.
Al culto della potenza creatrice della Terra è legato quello della Dea Madre, figura mitica testimoniata dai ritrovamenti delle cosiddette “veneri” (idoli di donne prosperose e gravide, simbolo di fertilità, come la Venere di Chiozza), legata alle forze creatrici della natura e a riti propiziatori.
L’ambra, cioè la resina fossile, assume nel corso dei secoli un significato sacro di grande rilevanza, che mantiene anche nel corso dell’Età del bronzo e del ferro (come testimoniato dalla presenza di documenti che ne rivelano l’uso a scopi curativi presso i popoli ellenici).
Si inizia quindi a ritenere che l’ambra contenga in sé l’essenza della vita stessa e la potenza creatrice, poiché i popoli antichi cominciano a pensare che gli insetti, in realtà intrappolati in essa nel corso del processo di solidificazione, siano bensì nati a partire dall’ambra stessa. L’ambra è legata anche ad altre figure sacre che assumono grande rilevanza nel corso dell’Età Bronzo, cioè le divinità solari legate anche ad altri elementi come ad esempio l’occhio.
I tatuaggi rivestono anch’essi un ruolo rilevante nelle società antiche, spesso raffigurando motivi religiosi o contribuendo ad evidenziare il rango sociale di un individuo; secondo gli studi condotti le incisioni pigmentati sulle salme ritrovate nell’Italia Settentrionale, i tatuaggi rivestono anche un ruolo medico-curativo, poiché corrispondono ai punti propri della moderna agopuntura.
Con l’avvento dell’Età del Bronzo e dell’Età Ferro ed il conseguente sviluppo delle tecniche di lavorazione metallurgica, aumentano le testimonianze durevoli di oggetti sacri risalenti a tali epoche: ne è un esempio il recipiente d’oro ritrovato a Montecchio, esemplare quasi unico, che si ritiene essere stato utilizzato per compiere riti riguardanti le divinità dell’aldilà, associate al sottosuolo, per poi essere stato irreversibilmente e volontariamente danneggiato per impedire una “profanazione” dell’oggetto sacro.
L’ultimo argomento trattato nel corso dell’uscita didattica riguarda le tradizioni religiose del popolo degli Etruschi; essi erano soliti inumare i corpi dei defunti in tombe sotterranee (con colonne ricche di bassorilievi raffiguranti figure mitiche per i più facoltosi) ed erano famosi sin dall’antichità per rispettare diligentemente i canoni, le tradizioni ed i dogmi religiosi.